Quinta intervista
ufficiale per il nostro blog di Operazione Nostalgia Musicale! Abbiamo già
intervistato questo artista il 7 Giugno 2018, in occasione dell’ultima puntata
della seconda stagione del nostro programma radio, e lo abbiamo anche coinvolto
indirettamente in un’importante tappa dello School Tour del 2018-19 per mezzo
di un videosaluto per gli studenti. Si può quindi definire un grande amico di
Operazione Nostalgia Musicale. Ha portato al successo brani di culto del
periodo che va tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000 come “Troppo
Bella”, “Chiedi quello che vuoi”, “Gino” e “La Pancia”, partecipato a tre
edizioni del Festivalbar e tre di Sanremo di cui una come cantautore e due come
autore per Cattivi Pensieri e Toto Cutugno. Nel 2018 ha firmato l’attuale sigla
di Domenica In “Amori della zia” e
nel 2019 si è ritagliato un ruolo da protagonista nelle due trasmissioni di Rai
Uno Ora o mai più e Tale e quale show (in quest’ultimo caso
arrivando al torneo finale). E’ uscito di recente il video ufficiale del
progetto benefico da lui ideato “Andrà tutto bene #iorestoacasa” (patrocinato
dalla Nazionale Italiana Cantanti) che vede coinvolte 70 personalità del mondo
dello spettacolo, dello sport e tanti altri campi. Lui è Davide De Marinis!
C’è questo progetto chiamato “Andrà
tutto bene #iorestoacasa” patrocinato dalla Nazionale Italiana Cantanti in cui
hai coinvolto più di 50 personalità del mondo dello spettacolo. Parlaci di
questa tua idea.
Allora, intanto partiamo dalla copertina
che mi piace un sacco. La copertina è stata disegnata dalla nipotina del grande
Little Tony. Non ricordo l’età, forse 10, 9 anni… Questo perché all’interno del
progetto c’è anche la Little Tony Family, Cristiana (la figlia di Little Tony)
e suo marito. Il disco si chiama “Gli amici di Davide – Andrà tutto bene”. Un
progetto nato in realtà all’inizio della quarantena, nato per un’opera di
sensibilizzazione. A me piaceva sentire parlare tutti gli artisti in quel
periodo, ad esempio sentivo gente come Fiorello dire cose come “Sai che ti
dico? Io resto a casa, ma perché vado a fare l’aperitivo?”. E aveva preso piede
quest’hashtag. E in quei giorni mi son trovato a canticchiare una mattina “io
resto a casa, restaci anche tu”, e mi piaceva! Una cosa semplice, normale. Mi
sono registrato la canzone e mi sono fatto anche legare su una sedia con la
chitarra! (E c’è anche un video sulle mie pagine Facebook, Instagram…). Io
cantavo e poi finivo questa piccola frase, e mi dicevo “se proprio dobbiamo
restare a casa facciamoci legare”, visto che c’era gente in quel periodo che
ancora usciva, ancora non si capiva cosa sarebbe successo. La seconda mattina
mi sveglio, e mi viene in testa di raccontare cosa faccio io quando sto a casa.
Utilizzo il tempo “per scrivere nuove canzoni, per leggere, dipingere, sognare
e pensare a te…”, mi sono messo a scrivere così di getto. Il terzo giorno
sembravo Pappalardo in bagno, davanti allo specchio uno tira fuori la carica, e
io inizio a cantare “Andrà bene, andrà tutto bene”! Mi piaceva, tipo “valvola
di sfogo”. Decido di registrare pure questo. Ho scritto poi il seguito “tutto
passa, se stiamo insieme”. Ho messo insieme i tre pezzi e la canzone è fatta. A
quel punto ho fatto sentire il brano intero subito ed è nata l’idea di provare
a fare un video sempre di sensibilizzazione, io volevo dire solo di stare a
casa in sostanza. Ma dato che dopo la realizzazione di grande qualità
nonostante sia stata fatta da casa usando tutti i cellulari, il mio produttore
Andrea Fresu e Federico Casarella, il nostro regista, ha fatto un video
fantastico. E durante la realizzazione ci è venuta un’idea. L’Associazione
ONLUS “Teniamoci per Mano” di cui il mio amico Francesco Vidoni è amico del
presidente, ci ha proposto questa cosa: “Perché non ci date una mano con la
canzone provando a comprare un respiratore per i bambini?” E in quel momento ho
semplicemente detto “sì, facciamolo, perché no”. Con la Nazionale Cantanti,
dove c’è la mia amica Titti Quaggia e Gianluca Picchini, abbiamo unito le forze
ed è venuta fuori questa bella squadra. E mi piace l’idea di poter fare con la
musica qualcosa di concreto. Il mio auspicio più grande è che questo
respiratore non debba mai essere usato, o essere usato pochissimo per casi non
gravi ovviamente, perché questo è un respiratore destinato ai bambini. Però è
giusto che ci sia un respiratore in questo reparto e che piuttosto non si usi
ma che si tenga lì nell’angolo, sempre pronto per l’emergenza. Ho accettato e
da questa cosa sono nate tante belle iniziative, televisioni che hanno voluto
parlare di questo progetto, che mi hanno ospitato e ringrazio tantissimo.
Ringrazio Eleonora Daniele che mi ha inviato due volte già a Storie Italiane su
Rai Uno, poi a tanti giornali che stanno prendendo le mie interviste nelle
quali spiego il progetto e incito tutti ad andare a scaricare la canzone “Andrà
tutto bene” sui digital stores perché il ricavato, quell’euro e trenta (perché
abbiamo visto che Amazon lo vende a un euro e trenta) va per questa causa
all’ospedale Dono Svizzero di Formia. La cosa bella è che non è stata
premeditata, è una cosa che… Sai come quando c’è un domino, fai cadere la prima
casellina, tutte cadono e si creano delle situazioni nuove, anche
imprevedibili. Io alla prima intervista che ho fatto ho detto: “Avrei preferito
non scriverla questa canzone!”. Non volevo scriverla, non stavamo inizialmente
vivendo quello che poi abbiamo vissuto, con i tanti morti che purtroppo poi ci
sono stati. Però diciamo che nella difficoltà e nel dramma questa cosa,
perlomeno a me, ha aiutato tanto. Molte persone mi hanno scritto dicendomi che
questo motivetto tira loro su il morale, che lo cantano spesso, che dà loro
molta energia positiva. E’ un dare e un ricevere. Io questi quasi quaranta
giorni che sono in casa li sto vivendo meglio anche perché ho sempre tante cose
da fare inerenti a questo progetto ed anche ad altre cose mie. Però questo
progetto mi sta dando tanta linfa vitale. Bisogna sempre rimanere positivi al
100%, anche se gli “alti e bassi” ci sono sempre, e anche il momento “basso”
deve essere vissuto come un momento. Perché credo che la felicità e la serenità
siano anche una scelta. Quindi scelgo di non assecondare il mio stato d’animo,
e questa cosa qua, se lo fai con esercizio, con volontà, alla fine crea un
modo, un’azione continua che ti fa stare più spesso su di morale che giù. Al di
là di questa situazione, questa è la mia filosofia di vita da sempre e quindi
mi piace affrontare la giornata sempre con il sorriso, cercando sempre di
essere positivo. Poi possono capitare momenti “un po' così”, però sono momenti
proprio piccoli.
Rimanendo in tema musica e in tema
spettacolo, quest’autunno hai partecipato alla nona edizione di Tale e Quale
Show riscuotendo un grandissimo successo. Parlaci di questa esperienza di Tale
e Quale Show, quale è stata l’imitazione che ti è meglio riuscita e quella che
ti ha più divertito?
Fantastica, un’esperienza fantastica.
Allora, l’imitazione meglio riuscita sembrerebbe Vasco Rossi perché ho vinto la
puntata. Se non sbaglio la quarta o la quinta. Poi ci sono state le tre puntate
finali, quelle del “Torneo”. I migliori tre di Tale e quale dell’edizione 2019
sfidavano in altre tre puntate i migliori tre dell’edizione del 2018. Quindi ho
fatto prima sei puntate con il mio gruppo storico con cui si è creata
un’amicizia, con cui ho dei rapporti molto belli. Poi dopo le prime sei puntate
c’è stato il torneo. Quella che invece mi ha divertito di più è stata Achille
Lauro, quella più difficile J-Ax. Con J-Ax ho preso anche dei bei voti, ho
fatto anche il balletto su “Ostia Lido”. Sono obiettivo: ho fatto un bellissimo
Tale e Quale, pur non essendo un imitatore e non avendo mai fatto neanche
imitazioni da ragazzino, sai, uno si diverte e non era una mia passione, e sono
stato molto bravo, studiavo tantissimo, mi son messo lì, studiavo come se si
fosse a scuola, perché per me è stato come una scuola. Mi alzavo alle 6 del
mattino, andavo in Rai e tornavo la sera. Poi le prove col Maestro Pinuccio
Pirazzoli, le prove di recitazione con Emanuela Aureli, balletto, trucco,
facevamo quattro-cinque ore di trucco tre giorni su cinque. Tantissimo. Avevo
la pelle tutta un po' rovinata, però poi dopo alcuni trucchi sono stati dei
capolavori. J-Ax ad esempio era identico, sembravo lui. E soprattutto provare
il suono di certi artisti non è stato facile ma con tanta volontà e tanta
abnegazione ce l’ho fatta.
Tra l’altro, a proposito, Achille Lauro
è anche un tuo omonimo perché il suo vero nome è Lauro De Marinis.
Eh sì! E pensa che c’è una curiosità
particolare: mio nonno paterno si chiamava Achille De Marinis! Sembra una
battuta ma è così! E quando mi sono rivisto su Rai Play mentre imitavo Achille
Lauro mi rendevo conto che imitando certi personaggi come lo stesso Lauro, come
Vasco Rossi, e anche Morandi (a me era piaciuto anche Morandi) non mi
riconoscevo, pensavo “Guarda un po', quello sono io”. Paura a mille, quando
entri in ascensore e sali su è tostissimo, son tutti bravi durante la
settimana, ti coccolano, i coach ti seguono, hai degli assistenti che sono
delle persone splendide, ti fanno sentire bene. In Rai sono dei grandi
professionisti, non dico niente di nuovo. Carlo Conti è eccezionale, ci
stimolava tutti, veniva sempre a salutarci, a tirarci su il morale, però poi
quando entri nell’ascensore sei solo, ma sei proprio solo. Il momento in cui tu
saluti e senti “allora, salutiamo Davide De Marinis e diamo il benvenuto a
Vasco Rossi”, e tu il giorno prima (il giovedì) facevi le prove generali e
registravi la pillola. Carlo mandava il tutto prima dell’entrata in diretta in
scena, e quel momento lì è il più brutto. Il venerdì sera quando tocca a te e
devi mettere il piede sull’ascensore. La sensazione che ho provato nell’essere
da solo in quell’ascensore e l’ascensore inizia a salire è una roba che non
auguro a nessuno, o meglio, a tutti quelli che vogliono fare uno spettacolo lo
auguro, ma è tosto. Per me è una delle esperienze più toste. La prima rimane
Sanremo. Io ho fatto anche Ora o mai più praticamente nello stesso anno di Tale
e quale, nel 2019. Amadeus fortissimo, così come Fausto Leali che è stato il
mio coach, ma non è paragonabile a Tale e quale. Perché a Tale e quale non sei
più tu che canti, tu devi fare il personaggio assegnato, devi muoverti come
lui, devi gesticolare, devi avere la voce come lui. Devi rimanere lo stesso
intonato, devi leggere il testo, guardare le telecamere. Guarda, un lavorone!
Però bello.
Tu hai citato il Festival di Sanremo. E,
a proposito, dopo che lo scorso anno è caduto il ventennale di “Troppo Bella” e
del tuo debutto al Festivalbar, quest’anno è il ventennale della tua
partecipazione a Sanremo con “Chiedi quello che vuoi”. Come è nata
l’ispirazione per questo brano?
Era una canzone che scrissi all’inizio
di una convivenza, e allora avevo buttato giù queste parole. Mancava però il
ritornello, il ritornello lo abbiamo trovato in studio con il mio produttore di
allora e la canzone si fermava dopo la strofa inizialmente. Per me il
ritornello era “Chiedi quello che vuoi, di giorno, di notte”. Poi è venuto
fuori questo ritornello che diceva “fare castelli in aria…” e lo abbiamo messo
in mezzo tra strofa e ponte, mancava l’inciso e la coda è diventata per
l’appunto “Chiedi quello che vuoi, di giorno, di notte”. Però è nata come detto
prima per l’inizio di una convivenza.
Tra l’altro gareggiando in una Categoria
Nuove Proposte che vedeva tra i vari nomi in gara Tiromancino e Fabrizio Moro.
Era una bella annata. E’ stata una
bellissima esperienza. Il mio sogno è ovviamente quello di tornare a Sanremo,
io vorrei ricantare su quel palco ovviamente come Big perché per le Nuove
Proposte sono diventato un po' grandino. Però mi piacerebbe tantissimo, credo
che sia il sogno di tutti i cantanti.
Tornando a Tale e Quale Show e Ora o mai
più, nella scorsa annata hai guadagnato anche una grossa fetta di pubblico
giovane grazie alle tue partecipazioni alle citate trasmissioni, e lo dimostra
anche il grande entusiasmo da parte degli studenti quando ho fatto quel
videosaluto per il corso delle Giornate dello Studente del mio ex liceo, non so
se ricordi…
Secondo me, se uno ha la possibilità di
passare attraverso questi grandi programmi, queste grandi cose che la Rai fa e
ne esci bene, perché il concetto è che devi comunque tirare fuori quello che
sei. Ed uno dei complimenti più belli che ho ricevuto è stato questo che ti sto
per raccontare. Ero a Roma, Ora o mai più l’abbiamo fatto a Milano mentre Tale
e Quale a Roma, ma nel periodo di “Ora o mai più” ho dovuto fare delle cose a
Roma e in quel periodo la popolarità era di nuovo bella fresca, sai, quando vai
in televisione una volta a settimana, il programma fa quattro-cinque milioni di
ascolti e la gente per strada per la maggior parte ti riconosce, e quelli che
sono un pochettino più espansivi vengono a salutarti e a chiederti selfie e
quant’altro. Cosa succede? Che scendo dal treno e una signora col marito, una
coppia, si avvicinano e mi fanno: “ma tu sei… aspetta, aspetta, il nome… ma
quanto sei simpatico!”. Non mi hanno detto “sei bravo”, “hai tante idee”, “come
è il coach?”, no, mi hanno detto che sono simpatico. E questa cosa non me l’ha
detta solo questa coppia, me l’hanno detta un sacco di persone che ho
incontrato strada facendo in questi mesi. Ed è forse il complimento più bello.
E forse è anche questo che arriva alle persone. Che sono uno della porta
accanto. Uno normale che ama cantare e scrivere canzoni, e ogni tanto ne scrive
alcune “troppo belle”, autocitandomi!
Cosa consiglieresti a un giovane
nell’avvicinarsi al mondo della musica?
Consiglierei intanto di divertirsi, di
farlo per sé stesso, di scrivere canzoni, cantare, per la passione di fare
questa cosa. Perché sì questo stimolo, questa cosa è autentica, uno lo fa a
prescindere dal fatto che possa diventare un lavoro e una passione, una
rendita, quindi per prima cosa farlo perché ami questa cosa. Perché non ne puoi
fare a meno, è come respirare, mangiare, dormire, sono quelle cose che devi
fare perché sennò stai male. Se questa è la partenza, sei già su un’ottima
strada. Se lo fai perché il fine è un altro, rischi magari anche di soffrire di
più e magari di non arrivare. Quello che dovrebbe muoverci secondo me è sempre
il piacere. Poi se il tuo piacere è anche quello di apparire, ci sta, non c’è
niente di male, deve essere legato comunque al piacere di tutto il pacchetto,
il pacchetto è completo. Allora insisti, credici e tira fuori tutto quello che
hai e alla fine può essere che ce la fai.
Progetti futuri?
Appena usciamo, conto di tornare in
studio e di finire un brano che sarebbe dovuto uscire in questo periodo, dovevo
fare il video, poi sappiamo tutti cosa è successo. Ma di lavoro ce ne è da
fare. E adesso mi concentro tantissimo su “Andrà tutto bene”, perché a questo
punto voglio nel più breve tempo possibile l’obiettivo, cioè quello di aiutare
a comprare insieme a tutte le persone che doneranno questo respiratore per l’ospedale
Dono Svizzero di Formia. Ecco, questo è il mio obiettivo principale adesso. Il
resto verrà. Però prima risolvo questa cosa e prima sarà un motivo in più per
festeggiare la “Liberazione”!
Esatto, perché ci saranno due
Liberazioni: quella del 25 aprile e quella dopo la fine del Coronavirus!
Anche tu sei agli arresti domiciliari. A
te quanto ti hanno dato? (ridendo)
(Da qui nasce uno scambio di simpatiche
battute tra me e Davide sulla “Liberazione dal Coronavirus”, dal quale siamo
usciti morti dal ridere)
La copertina di "Gli amici di Davide - Andrà tutto bene #iorestoacasa"
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