Il nuovo ciclo di
interviste sul nostro blog ufficiale di Operazione Nostalgia Musicale continua
con un altro pezzo grosso della nostra musica. Tanti i ruoli da lui svolti
nella sua lunga carriera nel settore musicale italiano: chitarrista, autore,
produttore, direttore artistico di tour, scopritore di talenti… Ha collaborato
in carriera con artisti di grosso calibro italiani e internazionali (da
Zucchero a Sting, da Venditti a Bocelli, da Morandi ad Amii Stewart…) ed è
stato lo scopritore di talenti come Alex Baroni e Giorgia, per i quali ha fatto
anche da produttore e insieme ai quali ha scritto brani entrati nell’immaginario
collettivo come Cambiare ed E poi. Lui è Marco Rinalduzzi!
Come ti sei avvicinato al mondo della
musica e come ti sei avvicinato alla chitarra?
Guarda, in realtà non me lo ricordo
nemmeno più… Avevo nove anni, avevo visto per caso una chitarra, mia madre
suonava la fisarmonica e da lì è nato tutto. Andavo a lezione da un mio amico e
da quel momento ho cominciato a studiare e seguire tutto il percorso che si fa
e che bisognerebbe fare nella musica.
E’ giustissimo perché la musica è anche
studio ed è soprattutto studio.
Diciamo che è soprattutto studio.
Diciamo che oggi, in un momento storico come questo, si reagisce al contrario
ma la musica nasce come un’arte da rispettare, da amare e quindi da studiare.
Tornando al discorso fatto prima su come
ti sei avvicinato alla chitarra, dal momento che ci hai raccontato hai iniziato
una grande carriera come chitarrista collaborando anche con nomi importanti,
nomi internazionali come per esempio Sting.
Beh, sì, indirettamente, perché ho
suonato con lui sul palco del Pavarotti International in quanto suonavo con
Zucchero, e lui fu ospite nell’esibizione di Zucchero. Facemmo due pezzi insieme
ed è stata un’esperienza fantastica perché si tratta di grandi musicisti e
persone speciali.
Tra l’altro, hai avuto anche una grande
carriera come produttore e come scopritore di talenti, perché so che hai
scoperto talenti come Alex Baroni, come Giorgia…
A un certo punto della carriera la
chitarra è diventata un mezzo che ancora uso e che amo, però io ho una visione
della musica molto più totale e quindi mi sono avvicinato al mondo dell’arrangiamento,
della produzione, della scrittura per orchestra e della collaborazione con
talenti. Ne ho scoperti tanti, non solo loro due, e ho collaborato con mezzo
mondo italiano. Se vuoi ti faccio un piccolo elenco… Baglioni, Bocelli,
Venditti, Morandi, Il Volo, Patty Pravo, Luca Barbarossa, Riccardo Cocciante,
per citarne alcuni.
A quale tra gli artisti italiani con cui
hai collaborato ti senti maggiormente legato, o meglio, rappresenta la
collaborazione che per te ha significato di più?
Due in particolare. Uno è Alex Baroni
che è stato anche un mio grandissimo amico e per cui ho prodotto insieme a
Massimo Calabrese tre dischi, portando avanti cinque tournée e tutti i brani
che ha cantato sono composti da me e da Massimo. Quindi sono legato a lui da un
affetto particolare, dal suo ricordo e dalla nostra grande stima reciproca. Un altro
artista con cui ho legato moltissimo e che non riesco a togliermi dal cuore è
Mike Francis, anche lui venuto a mancare, con cui ho fatto tournée in tutto il
mondo, una marea di dischi… Sono due artisti che per me hanno significato
moltissimo soprattutto a livello umano, perché il fattore umano è quello a cui
tengo di più.
Oltre all’attività di produttore e di
autore porti avanti anche l’attività di direttore artistico per i tour, tu
prima mi hai citato Baglioni, Morandi e Il Volo per i quali hai fatto da
direttore musicale per i tour “Capitani Coraggiosi” e “Il Volo Tour 2012”.
Parlaci del successo di tali tour.
Il Volo Tour 2012 è stato un’esperienza
fantastica e molto importante perché abbiamo girato tutto il mondo, dal
Sudamerica agli Stati Uniti e il Canada, con un gruppo tutto italiano di cui
avevo la direzione artistica e degli arrangiamenti. Ho fatto poi da direttore
musicale per i tour di Giorgia, di Alex Baroni, di Teresa De Sio, e poi ho
avuto la fortuna di fare due tournée grandi con Claudio Baglioni oltre al
bellissimo tour “Capitani Coraggiosi” con lo stesso Claudio e Morandi. Anche
quel tour ha rappresentato una bellissima esperienza. Eravamo più di venti sul
palco con cinque fiati, cinque coristi, cinque archi, due chitarre, tre
tastieristi, due batterie. Insomma: un’esperienza molto impegnativa ma molto
bella, devo dire.
Tra le varie canzoni che tu hai scritto,
ce ne sono due che spiccano su tutte per popolarità, che sono “E poi” di
Giorgia e “Cambiare” di Alex Baroni. Come è nata l’ispirazione per quanto
riguarda questi due pezzi?
Con il fatto dell’ispirazione ci vado
sempre molto piano. Le ispirazioni nascono con il lavoro, con il grande lavoro.
Mettersi seduti, studiare, cambiare, rifare, capire… Se per ispirazione si
intende quella secondo cui ti siedi al pianoforte ed esce fuori la canzone, ci
credo fino a un certo punto. Ci vuole anche quella, ma ci vuole soprattutto
cultura musicale, un po' di studio, un po' di applicazione, avere pazienza, e
quelle due canzoni sono nate esattamente così. “E poi” è nata da un testo che
ha scritto Giorgia e io e Massimo Calabrese abbiamo inserito la musica su quel
testo (bellissimo, tra l’altro) che Giorgia aveva scritto. Invece per “Cambiare”
è successo il contrario: è nata prima la musica e poi Alex Baroni ha adattato
alla melodia il testo.
Recentemente hai pubblicato un tuo album
personale, intitolato “1+90”. Parlaci di come è nata l’idea di questo album.
Quello è un punto focale della mia vita,
sia musicale sia della mia vita in generale. Perché è nato in un momento in cui
volevo un po' tirare le somme. Infatti è un disco doppio. Si chiama “1+90”
perché ci sono io insieme a novanta ospiti. E hanno partecipato ospiti di tutti
i tipi. Ad esempio, nella parte cantata c’è Antonello Venditti, c’è Amii
Stewart, c’è Alex Baroni, c’è Mike Francis, ci sono molti cantanti dell’area
romana poco conosciuti ma bravissimi, forse più bravi di nomi più conosciuti…
Dal punto di vista musicale ci sono praticamente tutti i musicisti italiani più
importanti degli ultimi anni e tutte le ritmiche più belle che la musica
italiana ha avuto, come Tullio De Piscopo, Danilo Rea, Rita Marcotulli, Roberto
Gatto, Stefano Di Battista, Lele Melotti, Agostino Marangolo, Fabio Pignatelli…
Diciamo che c’è molta sostanza, che c’è tanta tanta musica.
Stai portando anche avanti un progetto
dal vivo, se non sbaglio il “Marco Rinalduzzi Trio”, vero?
No, guarda, attualmente ha un nome
diverso, si chiama “Marco Rinalduzzi & Friends” ed è una “formazione aperta”.
L’ho chiamata così (formazione aperta) perché siccome a me piace suonare con
tanta gente ogni anno la rinnovo, la cambio… Ho un gruppo base che nasce qui a
Roma, con due cantanti bravissimi, però è un progetto in continua evoluzione,
può sempre cambiare. Così come è accaduto in 1+90, ha prevalso la mia
attitudine a fare esperienza con tanta gente e tanti musicisti. E questo è un
progetto che mi ha dato tanta soddisfazione, perché è un progetto che portiamo
avanti in tutta Italia, locali, localetti, festival… Se mi dai l’occasione,
vorrei parlare anche di un altro nuovo progetto che porto avanti da due anni…
Vai, parlacene.
…Un progetto di cui sono molto
orgoglioso. Si chiama Accademia Spettacolo Italia, ed è un’accademia dedicata a
cantanti, interpreti e autori, di cui facciamo parte io, Massimo Calabrese,
Gianni Marsili, Lorenzo Mainardi e Marco Lecci. Un’Accademia che sta avendo
molto successo. Quest’anno abbiamo avuto più di sessanta allievi, con una
frequentazione mensile di tre giorni, e ci sta dando tanta tanta soddisfazione.
E abbiamo trovato un serbatoio di grandi talenti in quest’Accademia, quindi c’è
una doppia funzione. Molto bello.
Quale consiglio ti sentiresti di dare a
un giovane artista che magari si vuole avvicinare al mondo della musica e,
chissà, anche proprio all’Accademia Spettacolo Italia.
Quella di non scegliere la via più
breve. Le vie più belle sono quelle più lunghe, quelle che costano sacrifici,
sudore e studio. Non c’è bisogno di cercare il successo che si crede arrivi
dopo un attimo (che poi non è vero che il successo arriva dopo un attimo, mai)…
Può arrivare quello che conta poco, quello che sparisce dopo tre mesi. Ma per
me il successo vuol dire avere soddisfazione nella vita, vuol dire essere
appagati e vivere di musica, e vivere di musica non vuol dire sempre avere un
grande successo, vuol dire vivere di musica. Vivere facendo tanta musica. Io
credo molto in questo, più che al successino effimero.
Cosa pensi del momento attuale che l’Italia
sta vivendo?
E cosa bisogna pensare… Siamo tutti in galera,
però io sono uno che cerca sempre di prendere la parte buona di tutto. In
questo caso non ne vedo, però l’unica cosa che posso dire è che è un momento
che ci farà riflettere tutti molto bene e nella maniera giusta per capire dove stavamo
sbagliando, perché comunque qualcosa in questi anni è stato sbagliato. E’ stato
sbagliato l’approccio alla vita, il correre continuamente. Stamattina sono
andato a fare la spesa e mi sono reso conto che c’è un’aria pulita come non c’è
stata mai. Quindi dovremmo tutti riflettere, correre di meno e pensare di più
alla sostanza della vita e non solo alle cose troppo facili che arrivano. Ed è
molto meglio stare un po' più rilassati, seduti e partecipare a ciò che ci
circonda in maniera pacata, piuttosto che in maniera esagerata, forsennata,
come spesso facciamo nella vita.
Progetti futuri?
Mi sto dedicando molto all’Accademia, ho
due nuovi talenti che sto seguendo profondamente. E inoltre, essendo la mia
attività, quella che mi fa veramente vivere, faccio arrangiamenti per tutti,
anche per i ragazzi. Chi vuole mi può contattare, io faccio arrangiamenti e
realizzazioni per tutti. Ho uno studio di registrazione bellissimo, dove sono
abbastanza autonomo, vivo in campagna, quindi lavoro in molta tranquillità e
sto molto bene.
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