venerdì 20 marzo 2020

LE INTERVISTE DI OPERAZIONE NOSTALGIA MUSICALE - Intervista ai Jalisse


Abbiamo pubblicato tante recensioni. Tanti articoli speciali. Tanti report. Tanti editoriali. Ma mai avevamo pubblicato un’intervista sul blog di Operazione Nostalgia Musicale: le interviste ce le siamo sempre conservate per la trasmissione radio. Ma c’è sempre una prima volta. E come primo nome da intervistare sul blog abbiamo scelto un grande nome. Il nome di un duo che in carriera si è tolto, tra le tante soddisfazioni, quella di vincere un Festival di Sanremo (nel 1997) e di piazzarsi ai primi cinque posti dell’Eurovision Song Contest, nell’ultima edizione che vide l’Italia partecipante prima del grande ritorno nel 2011. Non si sono mai fermati e hanno dimostrato di essere una coppia superaffiatata musicalmente parlando e anche (e soprattutto) nella vita: loro sono Fabio Ricci e Alessandra Drusian, meglio conosciuti come i Jalisse.





Martedì 17 Marzo è uscito il vostro nuovo singolo “Non aver paura di chiamarlo amore” insieme ai Teodasia. Parlateci di questo brano.

Fabio: Il brano nasce dal titolo della nostra commedia musicale “Non aver paura di chiamarlo amore”. Una commedia musicale che in realtà è un vero e proprio progetto teatrale itinerante di cui abbiamo messo in scena la prima data il 9 Febbraio e poi per ovvi motivi abbiamo dovuto rimandare. Abbiamo quindi utilizzato il titolo della commedia per crearci una canzone, perché noi sul palco raccontiamo chi siamo, cosa facciamo della nostra vita sul palco e in casa, con l’augurio di comunicare al nostro pubblico di non aver paura di comunicare i propri sentimenti e di raccontarsi. E’ nato quindi il testo della canzone e di conseguenza anche la musica. Abbiamo quindi deciso di contattare una band metal, questo grazie a Mariano Borrelli, nostro collaboratore con il quale abbiamo messo su una sorta di ricerca su Facebook delle band metal del nostro territorio. Ci hanno segnalato i Teodasia, questa band che ha alle spalle più di dieci anni di concerti anche a livello internazionale: li abbiamo sentiti, ci sono piaciuti molto anche come persone, ci siamo ritrovati in studio a creare arrangiamenti adatti, noi nel nostro mondo pop elettronico e loro nel loro mondo metal. Con molta serenità abbiamo tentato quest’esperimento che però sta dimostrando di essere oltre le nostre aspettative ed è uscito fuori un prodotto che non ci aspettavamo essere così particolare ed intenso.


E avete quindi dato anche un tocco un po' più rock al brano grazie alla collaborazione con i Teodasia…

Fabio: Guarda, in realtà per chi ci conosce bene abbiamo spesso aggiunto elementi di rock alle nostre produzioni (anche la stessa Fiumi di parole contiene elementi tipici del pop-rock internazionale del periodo in cui è stata pubblicata). Basti pensare a brani come “Sei desiderio” del 2005 o “Tra rose e cielo” del 2013, pezzi con delle zampate un po' più “aggressive”, che strizzano l’occhietto alle sonorità di gruppi come i Linkin Park, con tanta grinta e tanta potenza. L’idea di lavorare con un gruppo metal però ci mancava, volevamo da tempo metterla in pratica e questa è stata l’occasione. Abbiamo quindi realizzato un nostro sogno che avevamo da tempo.


Oltre la promozione di questo nuovo singolo ci sono anche nuovi progetti all’orizzonte per voi?

Alessandra: Noi già all’inizio di quest’anno abbiamo debuttato in teatro con la nostra commedia musicale, intitolata proprio “Non aver paura di chiamarlo amore”. Abbiamo fatto due spettacoli in quel di Padova e nel frattempo ci stavamo preparando anche per un musical chiamato “Nine to Five”, all’interno del quale io e Fabio reciteremo delle parti molto particolari. Dovevamo debuttare il 7 e 8 Marzo, poi è slittata al 20-21 e adesso aspetteremo tempi migliori per andare in teatro. E nel frattempo non disperiamo perché c’è un’estate intera davanti, ritornerà anche il nostro tour che cambia nome in “Ora 2020” dove andremo in giro per le piazze, sempre con la speranza che al più presto venga debellato tutto questo, perché ci sta tenendo in gabbia a tutti. Ogni tanto devo disintossicarmi dalle notizie negative che i giornali e i telegiornali ci stanno dando in questo periodo, ma mi basta andare a far la spesa per rendermi conto della realtà del nostro Paese e del paesino in cui viviamo. E’ una situazione disperata. Cerco di mettermi nei panni e ripensare a questi poveri dottori, infermieri, volontari che si stanno dando da fare ma immagino che il lavoro che ogni volta fanno sia infinito e a loro va il nostro ringraziamento più grande perché stanno dando anima e corpo a noi italiani.


Fabio, tu cosa pensi del periodo che l’Italia sta vivendo?

Fabio: Ci stiamo scoprendo un po' più tolleranti perché stiamo in casa, stiamo affianco ai nostri cari, stiamo con le nostre compagne e compagni, con i nostri figli, con i nostri parenti, con i nostri animali (per chi può ovviamente). Immagino invece quanta sofferenza provino le persone che abbiano figli o parenti da soli in ospedale perché non possono assisterli (chiaramente non è possibile). E’ un momento di grande sofferenza, un momento di grande attenzione dove chi riesce, chi è in casa (noi siamo fortunati perché siamo tutti in casa, abbiamo un piccolo giardino e riusciamo a stare nel nostro intimo) è invitato a tirar fuori il proprio coraggio e noi abbiamo tirato fuori il nostro coraggio anche facendo concerti in streaming, noi abbiamo fatto un concerto in streaming raccogliendo fondi per l’Ospedale Niguarda di Milano. E’ un modo di poter reagire e cercare di trovare le strade giuste. Pensiamo però anche a quanti si stanno adoperando senza fine e senza un attimo di respiro, come anche gli autotrasportatori. Noi spesso pensiamo ai medici, alla polizia, ai volontari, agli infermieri, ma anche gli autotrasportatori che ogni giorno ci forniscono la materia prima trasportandola nei posti più lontani e attraversando strade deserte da soli correndo e darsi da fare. Un pensiero va all’Italia responsabile, l’Italia che si muove e che ha voglia di fare e di uscire subito e presto da questa situazione di difficoltà enorme. Il monito va invece a quelle persone che non capiscono, che non temono il pericolo e che non hanno capito che non è un gioco, che non servono bravure o goliardate o esibizionismo. Serve l’idea di curare noi stessi e curare gli altri che possono creare problemi ad altri ancora. E’ un effetto domino che dobbiamo fermare prima che diventi sempre peggiore.


Ci sono state tante manifestazioni di solidarietà nel mondo della musica, in particolar modo della musica italiana, per stare vicini al nostro Paese, come per esempio quella della “Radio per l’Italia” consistente nella trasmissione in contemporanea alle ore 11 da parte di tutte le radio dell’Inno di Mameli e di tre brani che hanno fatto la storia della canzone italiana. Cosa pensate dell’iniziativa?

Fabio: E’ fantastica, spero ci sia anche Fiumi di parole! Scherzi a parte, è una bellissima iniziativa, basata sull’idea di trovarci tutti sotto un unico tetto, quello della bandiera tricolore, ci dobbiamo trovare avvolti sotto quest’unica nuvola che gira e che ci coinvolge tutti che è quella del cuore e dell’amore. Dobbiamo quindi cercare di sfruttare tutte queste potenziali iniziative che ci sono d’aiuto anche perché entriamo nelle case facilmente attraverso lo streaming, la radio, la televisione… Complimenti agli ideatori perché così non siamo soli noi e non facciamo stare solo chi ascolta.


I Jalisse e la famiglia. Qual è il rapporto tra voi intesi come coppia e i valori della famiglia?

Alessandra: La famiglia è il valore fondamentale su cui noi abbiamo basato la nostra vita fin da quando ci siamo conosciuti nel lontano 1990, quindi la nostra speranza primaria era quella di creare una famiglia e avere figli (oggi abbiamo due figlie) e portare avanti i valori che ci hanno portato i nostri genitori. Oggi come oggi è quindi importante e fondamentale avere questi pilastri, questi macigni importanti e pesanti perché devono pesare ma li devi sentire. Devi sentire addosso questi valori e devi sentire che esistono, devono entrarti dentro in tutto e per tutto soprattutto in un momento così importante. Il tutto attraverso altri valori come l’altruismo, l’amore verso il prossimo nei confronti di noi stessi e quindi il rispetto e l’unione. Tutte queste cose devono essere forti dentro di noi, per questo devono essere macigni, perché devono essere belle integrate dentro di noi.


Considerate anche i vostri fan e i vostri fan club una famiglia?

Alessandra: Noi li consideriamo una “tribù”, infatti i nostri fan club si chiamano “tribù” seguiti dal nome della città di appartenenza. Da Varese a Lodi, da Reggio Emilia fino ad Ostia e Catania, per dirne alcuni. Sono molto attivi sul web e sui social e si stanno dando da fare per sostenerci, l’hanno sempre fatto e ora ancora di più. Perché “Tribù”? Perché noi nel ’97 abbiamo fatto un album chiamato “Il cerchio magico del mondo” dove le nostre canzoni prendevano spunto dalle simbologie e dal pensiero dei Nativi americani. Ci siamo quindi sempre considerati una tribù, una tribù ha cose semplici tra le mani, ha pensieri puliti e non ha offese nella testa, sempre una parte positiva nel proprio pensiero, una grande unione. In una tribù non c’è nessuno che pensa a sé stesso, in una tribù tutti pensano alla tribù. Rispetto anche per Madre Natura perché i Nativi americani rispettavano fondamentalmente “Madre Terra” e quello che Madre Terra dava alla propria tribù. Mai dare troppo, solo il necessario: questa la filosofia dei nostri fan club.


E’ all’orizzonte un nuovo album contenente, tra le altre cose, la stessa “Non aver paura di chiamarlo amore” e la cover di “Cavallo bianco” dei Matia Bazar?

Fabio: Guarda, questa è un’anticipazione che ancora non possiamo dare perché ci stiamo lavorando, stiamo chiudendo l’album e mancano ancora poche cose. E’ ancora un segreto. Posso dire però che sarà un album fatto in casa, per far capire come in casa passano il loro tempo e raccontano sé stessi attraverso quello che accade, pescando anche un po' nella memoria e in tutto quello che succede. Sicuramente saranno tutti inediti, non ci saranno cover (la cover di Cavallo bianco è un singolo a parte). Più che inediti sono tutti pensieri e riflessioni fatte in questo periodo declinate in musica.

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