martedì 28 aprile 2020

LE INTERVISTE DI OPERAZIONE NOSTALGIA MUSICALE - Intervista a Vito Caporale (Baraonna)


Sesta intervista ufficiale per il nostro blog di Operazione Nostalgia Musicale! Abbiamo già intervistato questo artista nella Quindicesima Puntata del 23 Maggio 2019. Lui è il leader di un gruppo vocale romano, i Baraonna, che ha partecipato a Sanremo nelle Nuove Proposte nel 1994 vincendo anche il Premio della Critica di categoria e collaborato con diversi artisti italiani storici, tra i quali Claudio Baglioni, Renato Zero, Mango e Riccardo Cocciante. Grande successo di pubblico e critica hanno riscosso anche i loro spettacoli teatrali. E’ da un mese uscito il nuovo album dei Baraonna intitolato “Quattro”, e lui ci ha raccontato alcuni dettagli sul nuovo progetto in quest’intervista. Lui è Vito Caporale!




Ciao Vito! Innanzitutto, ho saputo dell’uscita del nuovo album dei Baraonna. Parlacene!

Questo è un disco che si intitola “Quattro” per vari motivi. “Quattro” perché è il quarto disco con inediti dei Baraonna. Poi d’altra parte noi siamo quattro e c’è anche da dire che all’interno del CD c’è un brano che dà il nome all’album che si intitola “Quattro”, che è la declinazione del numero 4 in tutte le varie possibilità. Il disco è composto da dieci tracce, ci sono 7 inediti che abbiamo scritto ad hoc per questo lavoro, poi c’è il nostro brano sanremese “I giardini d’Alhambra” e poi ci sono due cover, un omaggio a Tosca con “Il terzo fuochista” e a Mia Martini e il grande Franco Califano con “Minuetto”. Abbiamo fatto due versioni molto intime, pianoforte e voci riarrangiate un po' alla nostra maniera. Quanto a “I giardini d’Alhambra”, brano che ci ha dato tante soddisfazioni facendoci vincere il Premio della Critica nelle Nuove Proposte, lo abbiamo voluto rifare in una versione nuova, più “rinfrescata”, senza interventi orchestrali, una cosa pensata per un quintetto che ha suonato tutto il disco: Pippo Matino al basso elettrico, Alessandro Tomei al sax e flauto, Andy Bartolucci alla batteria e percussioni, e Marco Sinopoli alle chitarre. Poi io al piano e i Baraonna alle quattro voci. Ti ho fatto tutti gli ingredienti di questo disco! Abbiamo messo tanto cuore, tanta voglia di fare, tanto divertimento e tanta gioia. Purtroppo è uscito in un momento particolare della nostra vita, in piena quarantena, è uscito infatti il 15 di marzo, prodotto dalla Velut Luna, casa discografica veneta, sempre attenta a quelle cose un po' particolari a livello di linea editoriale. Non lavora sul commerciale ma predilige quei progetti considerabili un po' innovativi rispetto ai prodotti lanciati solitamente sul mercato attuale.


Avete quindi dato un motivo in più per restare a casa ad ascoltarvi ai vostri ascoltatori e ammiratori!

Infatti ci stanno arrivando tanti bei messaggi, tanti feedback positivi da parte di chi ci sta ascoltando! Quindi invito tutti quelli che sentono questa trasmissione ad andarlo a cercare, sta su tutti i web stores ed è già in distribuzione.


Tra le varie collaborazioni fatte dai Baraonna, quale è quella che per te ha significato di più?

Abbiamo fatto tante collaborazioni in carriera, come chi ci segue sa: abbiamo collaborato con Baglioni, Renato Zero, Cocciante… ma se devo sceglierne una in particolare, sicuramente quella con Claudio Baglioni. Con Claudio Baglioni perché con Claudio non si tratta di un evento occasionale, una partecipazione a un disco, ma abbiamo fatto tantissime cose. Quindi è nata una collaborazione che è durata negli anni. Abbiamo fatto tante volte “O’Scia” che è un festival che lui organizza a Lampedusa, così come “Su’ siti”. Abbiamo collaborato nel disco “Crescendo e cercando” partecipando anche al videoclip ufficiale girato al un’esperienza particolare. Poi abbiamo con lui aperto un concerto in Piazza Duomo a Milano a fine 2004 davanti a 500.000 persone, praticamente tutta la Lombardia! Siamo rimasti poi con lui nel suo concerto facendo tutti i brani di Baglioni insieme, poi la raccolta QPGA dove ci sono tanti ospiti e con lui abbiamo collaborato nel brano “Se guardi su”. Al tour per i suoi 40 anni di carriera abbiamo riproposto “Reginella” che tra l’altro fa parte anche del nostro terzo disco. C’è insomma un legame molto forte con Baglioni. Scelgo quindi lui per la sua natura a 360 gradi, quella collaborazione ci ha segnato moltissimo (nel senso positivo del termine). Con Claudio inoltre ci sentiamo sempre, ci dà consigli, proposte, idee… è un amico. Lui poi ha partecipato da spettatore ad alcuni nostri spettacoli, ad esempio alcuni spettacoli al Sistina con Pino Insegno. Ricordo che curavamo la parte musicale noi e lui era entusiasta del nostro lavoro, e voleva addirittura fare un disco con la Bag Music contenente le soundtrack del nostro spettacolo teatrale, una proposta partita da lui. Poi non l’abbiamo realizzata perché distratti da mille altre cose e progetti in contemporanea. Questo per dirti quanto lui sia attento anche a cose degli altri, è davvero una persona generosa. Anche agli altri festival da lui organizzati dava spazio anche agli altri artisti, agli ospiti, e così non a caso c’è stata la sua trasformazione in direttore artistico del Festival di Sanremo… Essere anfitrione, padrone di casa delle sue manifestazioni musicali, è nella sua natura.


Quale tra i brani inediti del nuovo album “Quattro” (esclusa “I giardini d’Alhambra”) e quale tra le due cover presenti nel disco vi rappresenta di più?

E’ difficile dirlo. E’ un lavoro di èquipe, non ci sono solo brani miei ma anche di mio fratello Delio Caporale, anche Daphne Nisi ha scritto delle cose, ad esempio un brano in inglese, “Find me”. Ci sono nature diverse nel modo di scrivere perché in un progetto come il nostro dove tutti si sentono parte creativa debba un po' rappresentare le varie anime. Non c’è una linea unica, per cui non saprei scegliere. Forse “Quattro” ha una valenza in più, perché parla anche un po' di noi. A un certo punto infatti dice “quattro siamo noi”, quindi parliamo un po' dei Baraonna in quel momento. Un po' autoriflessivo come pezzo. E poi è un brano sul quale stiamo lavorando per fare un video divertente che sarà, appena usciamo dalla quarantena, il nostro prossimo progetto, diciamo (anche se l’home video già esiste ed è presente su YouTube). Quindi forse “Quattro”.


Per quanto riguarda l’attività teatrale, in questo periodo di pausa a causa della pandemia da Covid 19, nonostante tutto il teatro non si sta fermando attraverso modalità come gli spettacoli da casa, con applicazioni utilizzate generalmente per webinar e videoconferenze. Cosa consiglieresti ad un giovane nell’avvicinarsi al mondo del teatro?

Guarda, ti rispondo con un po' di conflitto di interessi, nel senso che io sono il direttore di un’accademia di teatro che si chiama Teatron Accademia Professionisti Spettacolo. In generale posso però dire che studiare potrebbe essere una grande opzione, una grande possibilità, perché poi molti dicono “oggi si va avanti per conoscenze, per amicizia, per appoggi politici, raccomandazioni”. Sì, tutto vero, ma se uno studia se la gioca con le sue carte, cerca di fare il massimo che può fare in maniera pulita. Lo studio significa rafforzare sé stessi e giocarsela, a prescindere dalla politica dello spettacolo. Per cui una cosa che posso consigliare a un giovane è di studiare, costruire se stesso in maniera più solida, più ampia, capendo che fare spettacolo significa anche essere degli operatori culturali, quindi essere persone che conoscono la storia dello spettacolo, del teatro, della musica. E aver visto delle cose, perché come ampiamente detto noi siamo dei nani sulle spalle di giganti. Nel senso che siamo più in alto degli altri perché al di sotto di noi abbiamo dei giganti: se noi non conosciamo la nostra storia, il nostro passato, è difficile che riusciamo a dire qualcosa di diverso, qualcosa di più. Per cui seguite i corsi Teatron, lo dico a viso aperto: è una scuola seria, che non regala sogni, che non cerca scorciatoie, si studia dizione, recitazione, regia, danza, canto. Si dà forza a 360 gradi sulla figura del performer che ha bisogno di basi solide per fare questo mestiere. Quindi questo è il mio consiglio: studiate e divertitevi. Anche perché il momento della giovinezza, quando si costruisce questa fase per la nostra formazione, è il momento più felice della nostra vita, te lo dico dall’alto della mia età, ricordo i periodi di studio, della mia università, come un’epopea della mia giovinezza.


Progetti futuri?

Noi abbiamo intenzione di riprendere quello che abbiamo dovuto interrompere, cioè la promozione di questo disco che è fatta da tanto live, tante serate in giro per tutta Europa, perché noi amiamo portare la musica in giro per tutta l’Europa. Negli ultimi anni abbiamo lavorato a New York, tantissimo in Francia, a Dubai, per cui siamo in una visione della musica non italo-centrica, per noi un linguaggio che va al di là delle singole culture, interculturale. Per cui speriamo di poterli realizzare, li abbiamo già programmati, bisogna vedere quando si fermerà questa emergenza e quando si potrà tornare alla normalità e portare la nostra musica e il nostro progetto discografico ovunque sia possibile farlo. Sentiamo molto forte la mancanza dello spettacolo, prima ci sembrava tutto ovvio, scontato, adesso apprezzeremo ancor di più il fare spettacolo.

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